destionegiorno
So che vivresti con me
cento lustri
e sette spicchi d’anno fa
a cogliere agrumi d’alabastro.
Sceglierei il più bel... leggi...
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Radici e aggrappati,
come il capricorno
su vertici di roccia.
Radici e resina di mani
che si attaccano, abbracciano,... leggi...
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Ho dato al tuo nome
di luce e magnolia,
una sillaba e tre rintocchi di matita.
Da allora parlo del tuo sorriso
di... leggi...
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Come se provassi
ad ingrandire il mare
a riscaldare il sole.
Così ti cerco,
densa di cristalli,
ogni volta,
ogni attimo che respiro
ogni volta sempre...
E così, cercandoti, è il tuo sole
che riscalda il sole
e che drappeggia dei tuoi occhi... leggi...
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Il giorno che mio padre pianse
era un bel vestito
di lino nuovo
dentro un sole listato a basalto.
Piccoli esagoni blu,... leggi...
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Scrutavo visi d’accattoni
scrivendo ancora della vita
di storie in ombra e di prigioni
per un pensiero di... leggi...
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«Radio nulla, radio senza musiche e parole, radio spente di chi non vuol più ricevere né trasmettere il vuoto che viaggia insieme alle persone vuote. Pali di un telegrafo senza fili, nel deserto dell'incomunicabilità.» |
Inserita il 13/07/2015 |
Jim27
Mi piaceva il viso tuo superbo,
abito di lusso rosso e nero,
schiuso, come la tua bocca rea
a sibilar il nulla che non ero.
M’innamoravo – si – e tu sapevi
del mio scrivere canzoni brevi,
dei boschi di erica e di brugo,
del mio dolor ubriaco e nudo.
E nella caligine opportuna,
sentisti il mio canto - come runa -
uscir da quel telegrafo lontano
e sillabar un nome, la mia fama.
“Ti ho sentito, tesor mio” dicevi
“eri il nome insieme al sogno”
nell’intrecciar di rughe, di futuro
“di te adesso ho ancor bisogno”.
“Sentieri di brughiera, là t’aspetto”:
un simposio nei luoghi di dolore
dove trovasti, non già il mio cuore,
ma radio spente senza più parole. | 
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Jim27 |
10/04/2015 16:12| 2644 |
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